Magistero (1968-76)
La Facoltà di Magistero è considerata uno dei capolavori urbinati dell’architetto. Il complesso architettonico era un convento con annessa un’antica chiesa. Il nuovo organismo si dispiega su due fuochi principali: il grande invaso semicircolare dell’aula magna, ricavato scavando per 16 metri il piano dell’antico orto del convento, illuminato dal grande lucernario, e la corte cilindrica, con base al piano sottostante l’ingresso principale.
L’ Aula Magna ha una capienza di 1500 posti, ma grazie a pannelli fonoassorbenti mobili può essere suddivisa in piccoli ambienti per l’attività didattica.
Al quinto ed ultimo livello vi è un ampio vano progettato per accogliere un caffè. Da questo locale si accede a una “cascata” di giardini pensili che, insieme al lucernario, fanno da copertura all’edificio. Il verde dei giardini origina un deliberato contrasto con la radiosa copertura vetrata.
E proprio il lucernario, peraltro visibile solo dalle colline circostanti, diviene il gesto più icastico del moderno sull’antico, a tal punto da essere riconoscibile anche da una visione totale del corpus cittadino. Fatta eccezione per il lucernario, l’esterno, equilibrato e discreto, non tradisce il complesso e multiforme incastro degli spazi interni.