Giancarlo De Carlo

Il pensiero e l’opera

Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani: Giancarlo De Carlo

a cura di Francesco Samassa
Dizionario Biografico degli Italiani (2014)

Fondazione Ca’Romanino Urbino Giancarlo De Carlo 1985
Fondazione Ca’Romanino Urbino Giancarlo De Carlo 1985

Biografia

 

Giancarlo De Carlo nasce a Genova il 12 dicembre 1919: suo padre era nato a Tunisi da genitori siciliani, sua madre in Cile da genitori piemontesi. Passa i primi anni dell’infanzia tra Genova e Livorno; da Genova, dove sta suo padre, ingegnere navale, nel 1930 si trasferisce con i nonni paterni a Tunisi, dove frequenta la scuola media e il liceo. In questo periodo viene a contatto con la cultura francese e quella araba e con il colonialismo; viene a sapere del fascismo e della guerra civile in Spagna.

Nel 1937 torna in Italia. La situazione è confusa – sta per scoppiare la guerra – perciò è spinto a scegliere un mestiere concreto e ha i primi contatti con l’antifascismo milanese; si iscrive al Politecnico: ingegneria, dove si laurea nel maggio del 1943; il giorno dopo si iscrive ad Architettura. Nello stesso momento però viene chiamato in Marina e si ritrova sottotenente su una nave appoggio sommergibili che incrocia tra Creta e il Pireo. Viene trasferito, in attesa di nuovo imbarco, a Milano; aderisce al Movimento di Unità Proletaria (MUP) e insieme a Giuseppe Pagano organizza le brigate Matteotti che operano in Lombardia.
Finita la guerra entra in contatto con i gruppi anarchici: quello della rivista Volontà attorno alla Berneri e a Zaccaria e quello della rivista inglese Freedom attorno a Woodcock, Read, Richards; quindi partecipa ai congressi di Carrara e di Canosa.

Nel 1948, insieme a Ignazio Gardella, decide di trasferirsi alla Facoltà di Architettura di Venezia, dove entrambi si laureano l’anno successivo.
All’inizio degli anni ‘50, dopo un periodo di collaborazione con Franco Albini, GDC comincia la sua attività professionale e quasi contemporaneamente ha inizio il suo lungo rapporto con Carlo Bo e la città di Urbino.

In questi anni nasce il gruppo degli “amici di Bocca di Magra” (Vittorio Sereni, Giovanni Pintori, Giulio Einaudi, Marguerite Duras, Franco Fortini, Albe Steiner, Elio Vittorini che sta scrivendo Le città del mondo, Italo Calvino che scriverà Le città invisibili) che si ritrovano per molte estati nello stesso luogo.

Nel 1954 fa parte della redazione di Casabella Continuità, diretta da Ernesto Rogers, alla quale collabora fino al 1956, quando si dimette per dissensi sulla linea della rivista.
Nello stesso anno – insieme a Ludovico Quaroni e Carlo Doglio – organizza per la X Triennale di Milano la Mostra dell’Urbanistica.

Nel 1959, al convegno dei CIAM (Congrès lnternationaux d’Architecture Moderne) di Otterlo, che ne segna la fine e durante il quale si forma il Team X, presenta il progetto di Matera del 1954. Viene duramente attaccato e accusato di non essere “moderno” dalla maggioranza dei partecipanti.
In questo periodo viene chiamato da Giuseppe Samonà a Venezia, dove insegnano anche Franco Albini, Carlo Scarpa, Lodovico Belgiojoso, Giovanni Astengo, Mario De Luigi, Bruno Zevi.

Da1 1961 al 1965 partecipa ai lavori del PlM (Piano Intercomunale Milanese).
Nel 1964, dopo sei anni di elaborazione, viene presentato il Piano Regolatore di Urbino.
Nel 1965 dà inizio alla collana Struttura e forma urbana per le edizioni del Saggiatore, che dirige fino al 1981.
Nel 1966 va per la prima volta negli Stati Uniti, a Yale. Ci tornerà varie volte negli anni successivi, per periodi di insegnamento al MIT, alla UCLA, alla Cornell. La scoperta della realtà nord-americana – in un periodo di particolare intensità: la guerra in Vietnam, la rivolta dei giovani, la pop-art, la musica rock, l’avvento dell’architettura anti-Bauhaus – ha una notevole influenza su di lui: ne registra i segni che si manifesteranno dopo qualche anno anche in Europa.

Nel 1968 pubblica La piramide rovesciata.

Nel 1976 fonda l’ILAUD, il Laboratorio Internazionale di Architettura e Urbanistica. Si tratta di un progetto sul confronto e la collaborazione di contesti culturali diversi. I temi trattati dall’ILAUD sono anche quelli dell’elaborazione teorica di GDC: la partecipazione, il riuso, la lettura del contesto e la progettazione tentativa come strumenti di conoscenza e trasformazione.
Gli stessi temi vengono affrontati e diffusi in altre direzioni dalla rivista Spazio e Società, che GDC dirige dal 1978 al 2000, anno di chiusura.

Negli anni ‘80 inizia un periodo di intensa ricerca, rappresentata da numerosi progetti, in parte realizzati, che esplorano forme e strutture architettoniche per lui inconsuete.

I1 12 dicembre 1989 viene nominato cittadino onorario di Urbino e subito dopo gli viene dato l’incarico di redigere il nuovo Piano Regolatore della città che presenterà nel 1994, a trent’anni di distanza dal primo.

Nel 1993 riceve la Royal Gold Medal. Seguono numerosi altri riconoscimenti nazionali e internazionali, lauree honoris causa e, da ultimo, la medaglia d’oro per la cultura assegnatagli da Carlo Azeglio Ciampi.

Nel 2000 si associano al suo studio gli architetti Monica Mazzolani e Antonio Troisi, dando vita allo Studio Giancarlo De Carlo e Associati.
Tra le mostre a lui dedicate si ricordano quella del 1995 alla Triennale di Milano, quella al Centre
Pompidou a Parigi nel 2004 e quella al MAXXI nel 2005 a Roma.

Le esperienze affrontate nell’attività del suo studio contribuiscono alla messa a punto di un linguaggio variegato e molteplice, che corrisponde a una concezione dello spazio globale, libera da classificazioni e priva di gerarchie.
Giancarlo De Carlo muore nella sua casa di Milano il 4 giugno 2005.

Galleria

Nelle fotografie possiamo vedere Giancarlo De Carlo insieme alla moglie Giuliana Baracco
– alla triennale con Gropiusm Bardella e Albini nel 1948
– nel team per Urbino nel 1966
– nel team per Spoleto del 1976
– nel team per Bonnieux nel 1977
– Mazzorbo nel 1985
– con Maki per il premio Woolf, Haifa nel 1988
– con Ralph Erkine a l’Aquila nel 1991
– durante l’intervista al Beaubourg nel 2004